Uso dei filtri nella osservazione lunare e curve di luminosità

USO DEI FILTRI NELLA OSSERVAZIONE LUNARE

 

Durante l’osservazione lunare, è comune utilizzare i filtri Kodak Wratten 25 (rosso) e 44A (blu), che selezionano lunghezze d’onda agli estremi dello spettro visibile, rendendoli adatti a questo scopo. Altri filtri come il blu W80A, il verde W45 e il giallo W15 possono anch’essi essere impiegati. In particolare, il filtro giallo W15 risulta utile nel migliorare il contrasto di diverse formazioni lunari.

La tecnica di osservazione prevede l’uso di ingrandimenti non inferiori a 100x, con una progressione veloce tra le visioni nei due filtri (tipo blink) e uno studio più prolungato, prima con un filtro e poi con l’altro, per cercare il massimo dettaglio possibile. Nonostante questa procedura, è essenziale includere l’osservazione in luce integrale. A tal fine, si possono utilizzare portafiltri circolari commerciali o realizzare una porta filtri a slitta da inserire tra l’oculare e l’obiettivo vicino al fuoco. Alternativamente, si può avvitare il filtro direttamente sugli oculari, ma ciò può limitare l’uso della tecnica Blink a meno di disporre di due oculari uguali già predisposti.

I filtri Wratten si differenziano per le diverse trasmissioni spettrali e densità, pertanto è consigliabile indicare il tipo di filtro utilizzato per permettere un confronto tra diverse osservazioni. Anche con i filtri più comuni, come il blu W80A e il rosso W25, è possibile calcolare un indice di colore (I) per le diverse zone di suolo, sottraendo il valore di intensità nel rosso da quello nel blu: I = I blu – I rosso.

Per la scala di Elger, adottata anche dall’ALPO, un indice di colore inferiore a zero indica che lo scorrimento del blu è maggiore di quello nel rosso, il che significa che il particolare osservato è più luminoso nel rosso che nel blu, tendendo al rosso. Viceversa, se l’indice di colore è positivo, il particolare ha un colore tendente al blu e risulterà più scuro nel rosso.

Va sottolineato che le indagini con filtri richiedono un’apertura del telescopio di almeno 20 cm per ottenere risultati affidabili. Per dati utili sul colore, le formazioni devono essere ben illuminate, ed è preferibile operare a luna piena. L’applicazione più significativa dei filtri è lo studio dei fenomeni temporali lunari (TLP), la cui natura è ancora oggetto di discussione nella comunità scientifica. In questo contesto, è essenziale conoscere il comportamento delle formazioni lunari attraverso il metodo Blink-naturali. Un’indagine colorimetrica può essere utile per evitare falsi allarmi nello studio di TLP. Ad esempio, in molti crateri basalti dei mari, uno scorrimento nel blu è normale. Allo stesso modo, gli aloni scuri piroclastici di Alphonsus, con la loro componente rossa decisa, mostrano un normale scurimento con un filtro blu, sia esso W44 o W80A.

LA CURVA DI LUMINOSITA’

La curva di luminosità di una formazione lunare può essere ottenuta rappresentando graficamente i valori di luminosità rispetto alla fase lunare o alla colongitudine. Questo approccio consente di visualizzare l’andamento della luminosità di una specifica formazione nel corso della lunazione. Tuttavia, è importante considerare che crateri con caratteristiche meno complesse, come Plato, potrebbero essere più facili da studiare rispetto a crateri più tormentati come Aristarchus o Posidonius.

Nel caso di Posidonius, ad esempio, è possibile riportare le variazioni di luminosità di diverse zone caratterizzate da differenti valori di albedo. È consigliabile effettuare stime per numerose lunazioni al fine di ottenere valori medi statisticamente più significativi.

Le stime possono anche essere utili per studiare la regressione dell’ombra di un cratere. Ad esempio, nel caso di Sir Salis, è possibile analizzare le modalità di comparsa del picco centrale, inizialmente immerso nell’ombra, rispetto alla luminosità della parete ovest del cratere al variare della fase e dell’altezza solare. L’osservazione della parete ovest mostra un aumento di luminosità quando il Sole sorge, nonostante il picco centrale sia ancora immerso nell’ombra. Quando l’altezza solare è di circa 15 gradi, l’ombra si ritrae e la parete ovest mostra una diminuzione di luminosità, correlata al momento di illuminazione solare sul cratere. Prima del plenilunio, la luminosità del cratere diventa simile a quella della parete ovest.

I vari punti dei grafici forniti si riferiscono a diverse fasi lunari, indicando chiaramente come la raccolta di dati su diverse lunazioni possa offrire informazioni utili per interpretare criticamente le variazioni di luminosità e le differenze di albedo lunare. Questo tipo di analisi può affiancare efficacemente le osservazioni delle immagini CCD, contribuendo a una comprensione più approfondita delle caratteristiche lunari. Per ulteriori dettagli e tabelle, si rimanda alle pagine 40 del documento.

 

Piergiovanni Salimbeni è un giornalista iscritto all'ordine professionale dei giornalisti della Lombardia. Appassionato di Geologia lunare e osservazione lunare sin dagli anni Novanta è stato Coordinatore del Geological Lunar Researches Group e Responsabile della Allerta TLP ( Transient Lunar Phenomena) per la BAA. Attualmente è direttore de "La Rivista della Luna" e tester di ottiche astronomiche e naturalistiche sugli altri siti di sua proprietà www.binomania.it e www.termicienotturni.it.

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